Ci siamo posti questa domanda parecchie volte in questo lungo periodo di emergenza, ecco alcune nostre considerazioni che speriamo possano essere uno spunto per molti manager di aziende.
La pandemia COVID-19 ha assorbito le energie e l’attenzione del nostro Paese per fronteggiare un’emergenza sanitaria senza precedenti. Il nostro Governo è fortemente impegnato nel proporre soluzioni a quelle emergenze economiche e finanziarie scaturenti dal blocco del sistema produttivo con delle misure che non possono che arginare le situazioni problematiche che si vanno via via manifestando. Ma sarebbe un grave errore legare tutto alla fase dell’emergenza sanitaria e all’erogazione di vari sussidi economici “tampone”, nelle svariate forme che si vanno definendo.
Siamo all’interno di una crisi senza precedenti che ci trova pesantemente impreparati, ci catapulta sicuramente di fronte a scenari nuovi che necessitano di risposte nuove e ulteriori rispetto a quanto fino ad oggi realizzato. Possiamo solo ipotizzare i cambiamenti a cui andremo incontro, dando però per certo il fatto che ogni azienda dovrà ripensare i propri processi e i propri metodi e sapere creare quelle condizioni di apertura e flessibilità al cambiamento che dovrà essere accolto. In tal senso la Formazione, oggi più che mai, anch’essa adottando nuove pratiche, sarà il setting generatore del cambiamento a cui dovremo adeguarci.
Le persone sono il cuore dell’innovazione e la formazione è il motore della crescita, che può consentire di innovare processi e metodi, ri-generare nuove competenze per far sì che il sistema produttivo possa re-agire e innescare nuovi meccanismi di crescita. L’emergenza globale può quindi trasformarsi in occasione preziosa di sviluppo e progresso. Le nuove esigenze di competenza e l’ausilio, oggi più che mai, delle tecnologie dell’informazione e comunicazione possono trasformare in momento creativo e propulsivo l’attuale stasi in cui vertono oggi le aziende.
Abbiamo pertanto davanti agli occhi un’occasione per poter prepararci al meglio e riprogrammare una ripartenza non solo forte e vigorosa, ma diversa, rovesciando il paradigma da passivo in attivo, liberando delle risorse che, adeguandosi alle circostanze, consentano alle aziende di operare per la propria ripresa.